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Elce Magazine

ORSARA, UNA FINESTRA SUL MONDO.

2025-03-15 10:28

Viola Nigro

Borghi,

ORSARA, UNA FINESTRA SUL MONDO.

di Michela Del Priore




I MONTI DAUNI COME TERRE DI ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE


 


Ad Orsara, ormai da molti anni, esiste il progetto SAI (sistema di integrazione ed accoglienza di persone migranti) e da due anni, una comunità educativa per minori, dove molti dei giovani ospiti sono minori stranieri non accompagnati.


Ad Orsara dunque, da molto tempo, l’aria che si respira è cambiata, è più ampia, vasta, diversa, fa spazio a cose nuove, le diffonde.


I giovani cominciano a guardare con occhi nuovi le culture che si susseguono, le persone di diversa nazionalità che si incontrano nel cammino quotidiano.


Il 24 febbraio ci siamo incontrati con tutta la comunità, ormai multietnica, ed abbiamo dialogato del ramadan. I giovanissimi autoctoni, partecipanti al progetto Galattica, sono andati a trovare i giovani coetanei che vivono in comunità ed hanno posto le loro domande, curiosità, relative al ramadan, che loro praticano ogni anno.


In quel tempo sospeso, è parso che non ci fossero più divisioni di religioni, di culture, di lingue, ma che la diversità si facesse ricchezza negli occhi di chi ascoltava e di chi parlava, in un viaggio meraviglioso attraverso il mondo.


Un viaggio che parte stando fermi, e che trova destinazione nello stesso luogo da cui si è partiti. Scoprire il mondo attraverso gli occhi di chi lo vive in maniera diversa, ma che ci vive accanto ed è parte integrante della nostra comunità.


Una comunità sempre più multietnica, più allargata, più varia, che si nutre di un respiro nuovo. Quello dell’inclusione sociale, dell’integrazione, della diversità intesa come ricchezza e non come ostacolo.


Mi piace raccontare della nostra terra come una terra di confine, aperta al mondo, aperta ad un vento ormai multiforme.


Nelle terre di confine, i popoli si portano dentro l’anima dei viaggiatori, dei “valicatori”, delle barche che ormeggiano i porti, degli uccelli migratori. Di chi supera le differenze e le diffidenze. Hanno lo sguardo di chi vede oltre, più lontano, oltre un orizzonte che pare vicino. Oltre la linea immaginaria di chi ha deciso il punto esatto in cui finisce una cosa e ne inizia un’altra. Hanno gli occhi di chi vede passare l’altro attraverso di sé. Di chi è un incrocio e non una piazza. Di chi non sarà mai pienamente chi è, e per questo può esser diverso ogni volta, mutare nel tempo. I popoli delle terre di confine hanno imparato a muovere i passi oltre gli spazi stabiliti, e come tali sono votati all’umanità, alla sensibilità, all’arte. Essi non hanno concezione del vicino e del lontano e solo lo spazio interiore riesce a delimitare, a decidere cosa è veramente affine al cuore. Sono popoli che accolgono il mutamento, il passaggio, come parte integrante della propria vita.


Forse semplicemente sono più liberi di guardare, di amare, di attraversare senza paura terre ed anime.