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Elce Magazine

L’Evoluzione del Ruolo della Donna nel Tempo e l’Impatto dei Social Network nell’Imprenditorialità femm

2025-04-17 14:39

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Arte e Cultura,

L’Evoluzione del Ruolo della Donna nel Tempo e l’Impatto dei Social Network nell’Imprenditorialità femminile

Dott.ssa Alessia Capano




La donna è simbolo di amore, di accoglienza, di protezione, ma è anche simbolo di lotta e di resistenza. La condizione della donna ha subito una serie di mutamenti nel corso del tempo che l’hanno vista relegata al ruolo di moglie e di madre. Molteplici sono stati i diritti che per lungo tempo le sono stati negati. Sicuramente l’emancipazione è un percorso non lineare, pieno di ostacoli che, ad oggi, ancora non trova piena realizzazione.



Tuttavia la storia ci insegna che non sempre la donna è stata ai margini della società: alcuni ritrovamenti archeologici come le Veneri paleolitiche, ossia statuette raffiguranti il corpo femminile, ci testimoniano che in passato la donna rivestisse un ruolo di grande importanza in quanto simbolo di fertilità e donatrice di vita.



Nell’antica Grecia, in particolar modo nella società ateniese, invece, la donna non godeva di alcun tipo di libertà, tutta la sua vita dipendeva dalle figure maschili che ruotavano attorno ad essa. Erano trattate al pari della schiavitù. Non era concessa loro la possibilità di votare, né tantomeno di scegliere da sole il proprio compagno di vita: erano del tutto sottomesse all’autorità maschile. Al contrario, a Sparta, le donne godevano di una maggiore libertà: potevano dedicarsi al canto, alle danze e agli esercizi ginnici. Si credeva infatti che, solo attraverso gli addestramenti ai quali venivano sottoposte sin da bambine, potessero generare una prole robusta che potesse giovare alla patria.



In epoca romana, alla donna spettava l’accudimento dei figli e della casa, pertanto, sin dall’infanzia venivano educate in modo tale che potessero rivestire il ruolo di mogli e di madri. Un ulteriore ruolo ricoperto dalla donna in epoca romana era quello di sacerdotessa, in particolar modo, di “Vestale”, cioè sacerdotessa di Vesta, la dea protettrice del focolare. Questo ruolo poteva essere rivestito soltanto dalle donne provenienti da famiglie benestanti, di età compresa tra i 6 e i 10 anni, il cui compito era quello di custodire il tempio della divinità e di organizzare riti sacrificali. Tuttavia avevano un solo grande dovere: quello di restare vergini; qualora tale regola fosse stata infranta, la loro punizione sarebbe stata quelle di essere sepolte vive. Insomma, non c’era scampo per nessuna, sia che fosse patrizia o plebea, in una società androcentrica come quella romana.



Nel Medioevo la situazione delle donne si complicò ulteriormente. Fu proprio in questo periodo che si diffuse infatti l’idea che le donne fossero esseri deboli e che, in quanto tali, avessero bisogno della protezione del padre o del marito. Per cui, tutte le donne ai margini della società, cioè non protette da una figura maschile (vedove, orfane) e non conformi agli ideali patriarcali venivano etichettate come “streghe”, collaboratrici del demonio, responsabili di ogni tipo atrocità e pertanto venivano perseguitate e punite, bruciate al rogo, esiliate.



Soltanto nel Settecento si evidenziarono i primi cambiamenti, almeno per le donne benestanti, le quali diedero vita ai “salotti letterari”, nei quali venivano ospitati letterati e artisti. Queste donne erano istruite e dotate di grandi capacità, tanto da far sentire minacciati molti uomini, i quali temevano che una donna, forte del proprio sapere, potesse non essere più obbediente. Le donne provenienti da famiglie con risorse limitate, dal canto loro, quasi sempre erano costrette a trovare lavoro sin dalla tenera età per contribuire al mantenimento della famiglia. Per cui, sin da bambine lavoravano nei campi oppure come domestiche o commercianti.



Con la rivoluzione industriale e con il passaggio dalla produzione artigianale alla produzione di massa, molte donne cominciarono ad essere impiegate nelle fabbriche. Con le Guerre Mondiali, vennero chiamate a svolgere i lavori in precedenza svolti dagli uomini, ora partiti per il fronte.



Un passo fondamentale verso l'emancipazione femminile in Italia si fece con la conquista del diritto di voto per le donne, che arrivò nel 1946. Nel frattempo, le donne italiane cominciarono a ottenere anche altri diritti fondamentali, come il diritto all'istruzione universitaria, l'accesso al lavoro. Uno degli strumenti più significativi per l’emancipazione delle donne fu, senza dubbio, l’invenzione della pillola anticoncezionale, che arrivò in Italia nel 1967. Le donne poterono finalmente scegliere se e quando diventare madri. La pillola anticoncezionale divenne un simbolo della lotta per l'autodeterminazione femminile.



Sebbene oggi le donne abbiano ottenuto tanti diritti in passato negati, è anche vero che il processo di emancipazione non è ancora del tutto terminato e, inoltre, in alcune parti del mondo, la situazione della donna è ancora molto drammatica e la disuguaglianza di genere continua ad imperare nella nostra società. Secondo il rapporto annuale stilato dal Fondo Onu per la Popolazione, in media le donne nel mondo godono del 75% di diritti in meno rispetto agli uomini. Basti pensare che tantissime donne vengono ancora sottoposte a mutilazioni genitali oppure obbligate ai matrimoni combinati. Per non parlare poi dei femminicidi che rappresentano la negazione più estrema del diritto alla vita delle donne, della loro dignità. Solo in Italia, secondo i dati Istat, viene uccisa una donna ogni due giorni. Tuttavia questo fenomeno è un problema globale e sistemico, presente in ogni cultura, in costante aumento, simbolo di una società in cui la donna è ancora “proprietà” dell’uomo, di una cultura che giustifica la violenza come risposta al desiderio di autonomia da parte delle donne.



Un ulteriore esempio della disuguaglianza di genere è dato dal gap salariale. Secondo i dati Istat in Italia le donne guadagnano il 5,6 % in meno rispetto agli uomini. Questo divario rappresenta uno dei maggiori ostacoli per il raggiungimento della parità di genere. D’altra parte, lo stereotipo di genere che attribuisce alle donne compiti di cura e responsabilità domestiche è una delle ragioni principali per cui molte donne sono escluse dalle posizioni dirigenziali o da carriere remunerative.



Nella società in cui viviamo oggi, tuttavia, i social media, come Tik Tok, Youtube e Instagram, si configurano come una vera e propria opportunità per l’imprenditoria femminile. Avviare le attività online richiede investimenti minimi rispetto alle imprese tradizionali. Molte donne cominciano dalla creazione di contenuti video o di post, utilizzando la propria creatività come mezzo per rendere i social un’occasione di monetizzazione. Molte di loro forniscono consigli nell’ambito della cosmetica e della bellezza, guadagnando grazie alla pubblicizzazione dei prodotti. Infatti le aziende ricercano sempre di più le influencer, anziché i canali tradizionali, per promuovere i propri articoli.



Il mondo influencer è sempre più femminile che maschile. Gli strumenti digitali stanno favorendo la creazione di posti di lavoro non convenzionali, rappresentando una vera e propria opportunità per tentare di ricostruire l’economia.