di Giovanna Bochiccio Ad Ascoli Satriano, piccola cittadina pugliese erta su tre colli che dominano la valle del Carapelle, terrazza privilegiata sulla “piana di Puglia” tanta amata da Federico II di Svevia, Splendor Mundi, è presente un piccolo grande gioiello, il Polo Museale di Santa Maria del Popolo, punto di riferimento culturale della comunità, fonte di una bellezza senza tempo. La struttura che lo ospita ha già il suo perché: infatti il Polo Museale di Ascoli Satriano ha sede nel complesso monumentale di Santa Maria del Popolo, da cui prende il nome, costituito da una chiesa del XIII secolo e da un monastero del XV secolo. Qui un tempo vivevano e operavano i Padri Eremiti dell’Ordine di Sant’Agostino, Doctor gratiae, a cui seguirono poi diversi ordini religiosi femminili fino alla chiusura definita del monastero e della chiesa nel 1961. Tuttavia, dopo un importante intervento di restauro che potesse valorizzare quanto più possibile tale tesoro, dal 2007 la struttura ha accorpato al suo interno il Museo Civico Archeologico e il Museo Diocesano. Quindi la storia nella storia, la bellezza nella bellezza. Attraversando i suoi ambienti, ci si immerge non solo nel passato dell’antica Daunia, ma anche in un itinerario di fede rappresentato dagli oggetti di arte sacra appartenenti alla Diocesi di Cerignola – Ascoli Satriano, conservati in un ala dell’antico monastero sapientemente strutturata in modo da trasmettere il sentimento profondo di fede che, sin dalle sue origini, caratterizza la storia della succitata Diocesi. Dunque un contenitore culturale misto, all’interno del quale arte, bellezza, fede, storia, mito e spiritualità si fondono senza mai confondersi, ma quasi dialogando attraverso i diversi secoli. I numerosi visitatori che giungono fin qui, anche da molto lontano, non solo apprendono la storia del nostro territorio, ma “vedono” la storia, possono “toccarla”, emozionandosi nell’ammirare con i propri occhi reperti che risalgano a secoli lontani. Nelle meravigliose fibule d’argento, nelle olle tipicamente daunie, nei crateri magistralmente dipinti, nel raffinato vasellame vitreo, negli attingitoi a figure geometriche e in molto altro ancora, noi vediamo l’umanità dei gesti quotidiani. Ergo non esclusivamente la storia solenne (per intenderci, quella che troviamo nei libri di storia), fatta di celebri battaglie e di nomi altisonanti, ma la “microstoria”, quella che ci comunica quasi una viva e spontanea impressione degli avvenimenti quotidiani, come se ne fossimo testimoni, il tutto legato nello specifico alla morte, rito di passaggio cruciale per l’uomo, anzi…Secondo Foscolo, proprio nel momento in cui l’uomo ha iniziato a tributare onori ai suoi defunti, ha compiuto un passo avanti nel suo cammino verso la civilizzazione: tributare gli onori funebri è un elemento che riscatta l’uomo dallo stato di feritas (barbarie), dal momento che inizia a coltivare valori che vanno ben oltre la semplice lotta per la sopravvivenza quotidiana, come l’ umanitas. E tutto questo ha un valore altissimo per la società poiché tiene vive la ricordanza, garantisce un legame tra i vivi e i morti, la continuità tra il prima e il dopo. Per questo qui sono custoditi corredi funerari di pregio e di estrema raffinatezza, dove spicca prepotente il lusso strettamente connesso al mondo ultramondano dei morti. E proprio ad una tomba ritrovata nel territorio di Ascoli Satriano appartiene il pezzo forte del Polo Museale, i magnifici e superbi Grifoni (trapezophoros), una maestoso sostegno per mensa scolpito in pregiato marmo di Afrodisia di Caria, in Asia Minore (odierna Turchia), risalente al IV secolo a. C., raffigurante due grifi, creature ibride con il corpo di leone alato e la testa d’aquila, nell’atto di azzannare un cervo, la cui storia del ritrovamento ha costituito un giallo archeologico durato trent’anni. L’eccellenza dei particolari è strabiliante, tant’è che sovente io stessa mi sono chiesta che cosa avrebbe potuto pensare o dire Michelangelo Buonarroti alla vista di un simile capolavoro, lui che fu maestro indiscusso nel rendere la perfezione muscolare attraverso le sue celeberrime sculture marmoree. Al medesimo corredo funerario appartiene anche il podanipter, uno straordinario bacino rituale con all’interno dipinta e ancora ben visibile la scena del trasporto delle armi forgiate da Efesto per Achille su richiesta della madre Teti, aiutata dalle sorelle. Episodio questo descritto nel XVIII canto dell’Iliade omerica. Figure dai colori talmente vivi che sembrano quasi essere state dipinte ieri, e non secoli e secoli fa. La sindrome di Stendhal qui è assicurata! Tutto ciò costituisce solo la punta dell’iceberg: oltre ad ospitare e a custodire al suo interno reperti unici al mondo, il Polo è teatro anche di numerose iniziative ed eventi volti a promuovere il nostro patrimonio culturale; non solo classiche visite guidate, ma anche percorsi tematici ed esperienziali, laboratori didattici, rappresentazioni teatrali, convegni, mostre fotografiche, rievocazioni storiche etc., il tutto curato dal personale della struttura, gestita dalla Società Cooperativa “Sipario” di Bovino, che cerca e riesce, con grandi risultati, a valorizzare quanto di prezioso e fortemente identitario questo territorio offre. Diverse modalità di fare “cultura” quindi, cioè di curare e coltivare quello che abbiamo per far sì che tutti possano conoscerlo e apprezzarlo. Tra l’altro, visitare il Polo Museale può fornire l’occasione di uscire fuori dalle sue mura e percorrere le strade del centro storico, giungendo dinnanzi alla maestosa Concattedrale della Natività della Beata Vergine Maria, per spingersi poi verso il Palazzo Ducale e la Chiesa della Misericordia, sia tramite percorsi emozionali guidati, sia in autonomia, godendosi il silenzio dei vicoli, l’odore delle pietanze tipiche proveniente dalle abitazioni affastellate una sull’altra, ascoltando distrattamente i rintocchi dell’arco dell’orologio e delle campane, accarezzando i gatti randagi assopiti sui muretti, osservando con occhi curiosi dettagli sempre nuovi, insomma un vero e proprio itinerario dei sensi, che arricchisce lo spirito, dando un’immediata sensazione di benessere. Alla luce di quanto sopra esposto, questo articolo vuole (nel suo piccolo) contribuire ad ampliare le conoscenze di chi, purtroppo, ignora ciò che esiste a distanza di pochi kilometri da casa propria, preferendo a volte spingersi oltre i confini regionali e trascurando il thesaurus di esperienze che il proprio territorio dona. Spesso, infatti, la smania di andare lontano ci rende ciechi e non ci permette di guardare ad una spanna dal nostro naso, sacrificando tutto ciò che di unico ed irripetibile è qui accanto a noi, proprio come il Polo Museale di Ascoli Satriano, vero e proprio scrigno di tesori inestimabili, lo scrigno delle “meraviglie”: visitarlo equivale a farsi un regalo che accresce la conoscenza e che, altresì, riempie gli occhi di bellezza. Oltretutto, recenti studi, hanno dimostrato come l’esposizione all’arte e alla cultura possa avere effetti positivi sulla salute mentale e fisica, contribuendo a ridurre lo stress, la depressione e l’ansia, migliorare l’umore, la memoria e aumentare la socializzazione e il senso di benessere generale. Una sorta di “ordinanza culturale”, un approccio innovativo che integra salute mentale e cultura e permette ai medici di prescrivere visite museali ai pazienti come forma di prevenzione e cura. Mai prescrizione culturale fu più provvidenziale, soprattutto per i tempi in cui ci troviamo a vivere, fagocitati come siamo da mille impegni, dai social, dalla corsa alla perfezione, dall’impulso smodato di riempire ogni minuto del nostro tempo con numerose attività quotidiane a causa delle quali, a volte, trascuriamo il nostro mondo interiore. Vorrei concludere con una frase, un’esortazione che ritengo essere una summa eloquente di quanto fin qui scritto: “Una visita al museo è una ricerca di bellezza, verità e significato nella nostra vita. Andiamo ai musei il più spesso possibile.” (Maira Kalman)
Dott.ssa in Lettere e Beni Culturali
Spec. in Filologia, Letteratura e Storia