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Elce Magazine

BUTTERFLY EFFECT. Gaza è qui… il battito d’ali che ci chiama alla coscienza

2025-06-22 07:33

Viola Nigro

Attualità,

BUTTERFLY EFFECT. Gaza è qui… il battito d’ali che ci chiama alla coscienza

BUTTERFLY EFFECTGaza è qui… il Battito d’Ali che ci chiama alla Coscienza    Gaza.A dire il vero, faccio fatica a parlarne. C’è troppo dolore. Troppo.

 

 

 

BUTTERFLY EFFECT

Gaza è qui… 

il Battito d’Ali che ci chiama alla Coscienza

 

 

 

di Viola Nigro

 

 

Gaza.

A dire il vero, faccio fatica a parlarne. C’è troppo dolore. Troppo.
E vi chiedo perdono se le parole mi sfuggono o sembrano cedere sotto il peso di quello che provo… Ma, nonostante tutto, sento il bisogno di condividere qualche pensiero, anche solo per accendere una piccola scintilla di riflessione.

 

Ci sono immagini, video, silenzi persino… che ci trafiggono più di mille discorsi. Che ci spezzano dentro, ci disintegrano pezzo dopo pezzo. E allora lascio parlare loro. Che parlino quegli sguardi vuoti, quelle madri, quei bambini, quelle rovine… perché le parole, a volte, sono troppo leggere per contenere tanto dolore.

 

Eppure, lasciatemi fare una riflessione. Piccola, personale, ma sincera. Voglio prenderla alla larga, là dove il dolore lascia ancora spazio alla ragione, lontano da quelle immagini di bambini morti e madri lacerate che non riesco e non voglio più guardare.

 

Di fronte a tutto ciò che stiamo vivendo, a cui stiamo assistendo INERMI… Quante volte abbiamo pensato: “che mondo di merda”, come se tutto fosse perduto, come se ormai non ci fosse più niente da salvare.
Non lo so. Davvero, non so se sia così. Ma non riesco a rassegnarmi del tutto.

 

E’ vero anche che siamo tutti bravi a ripudiare la guerra, a parole. 

 

A gridare forte: “No alla guerra!”
Teoria: 30 e lode.
Eppure, ci sembra sempre qualcosa di lontano, un orrore al di fuori del nostro tempo e del nostro spazio. “Io non farei mai la guerra”, diciamo.
Ma siamo sicuri?

 

Ultimamente, nel mio piccolo angolo di mondo, mi ritrovo ad assistere a gesti e comportamenti che mi lasciano senza parole. Mi smarriscono. Mi sorprendono, e non in senso buono.
Vedo accanimenti, rigidità, prese di posizione che fatico a comprendere… scelte lontane anni luce dal mio modo di essere, dal mio modo di sentire la vita, di viverla, di agire.

 

Proviamo, per un momento, a guardarci dentro. A fare un passo indietro.
Chi sono io? Come vivo, davvero, ogni giorno? Quali battaglie combatto nel cuore, nei pensieri, nei piccoli gesti che nessuno vede?
E soprattutto… perché?
Sì, il perché è la domanda più importante. Sempre. È il nodo di tutto. Il principio e la fine.

 

Molti, di fronte al disastro, puntano il dito contro il potere.
È andato al potere e ha perso la testa!”
“È il potere che distrugge i popoli!”
“Il potere lo ha cambiato!”

 

Mah.. non saprei. A me sembra una scusa bella e buona! 

 

Io credo che il vero problema non sia il potere in sé.
Perché, cos’è il potere, in fondo?

 

Il potere è energia trasformativa. È uno strumento, non un fine. E come tutti gli strumenti, può essere usato per il bene o per il male. La sua vera natura dipende da chi lo esercita. Dipende da chi lo impugna. Da come lo usa. E, come dicevo… da perché lo fa.

 

Per questo il problema non è il potere.
Il vero problema… siamo noi.

 

Se ti comporti da stronzo, sei stronzo. Se ti comporti da cattivo, sei cattivo.
Il problema quindi è l’uomo.
È il nostro io, il nostro modo di pensare, di sentire, di agire.
Sono le piccole scelte, i pensieri trasformati in azioni, le guerre invisibili che scegliamo ogni giorno di combattere. O di lasciare andare.

 

"Stop al genocidio"
Ma poi non perdiamo occasione per denunciare il vicino, magari per un torto minimo, o addirittura solo immaginato.

 

"Free Palestine"
Ma nel quotidiano, basta un’antipatia, una divergenza, un sentire diverso… e siamo pronti a demolire qualcuno, anche solo perché ci è scomodo, o semplicemente non ci piace.

 

"Basta guerra"
Ma poi, se c’è da scegliere tra aiutare o escludere, spesso preferiamo punire. Perché quell’associazione, quell’attività, quel gruppo, quella persona… proprio non ci piace. E allora è meglio togliergli l’acqua, anche se a morire di sete saranno in tanti.

 

"L’ultimo giorno a Gaza"
Ma poi ci sentiamo autorizzati a colpire con parole, giudizi, silenzi taglienti o azioni chi, secondo noi, ha sbagliato. Perché deve pagare. Senza appello, senza pietà.

 

È facile dire "pace". Più difficile è viverla.
Perché la vera pace comincia nei dettagli invisibili: nei gesti che scegliamo ogni giorno, nelle parole che risparmiamo, nei rancori che lasciamo andare, nelle azioni che facciamo per la comunità e non per il nostro ego.

 

Avete mai sentito parlare di “Butterfly Effect”?

 

“Il battito d’ali di una farfalla in Brasile può provocare un tornado in Texas?” — così iniziava, nel 1972, uno studio dello scienziato Edward Norton Lorenz, ricercatore del MIT.
Un’immagine quasi irreale:
“Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla possa scatenare un uragano dall’altra parte del mondo”.

 

Un gesto minuscolo. Quasi impercettibile. Eppure capace di mettere in moto una catena di eventi imprevedibili, complessi, spesso travolgenti.
Un piccolo atto che, nel tempo o nello spazio, si trasforma in qualcosa di immenso. Forse lontano da noi, forse nel futuro… ma reale.

 

E allora mi chiedo: quali saranno le conseguenze, anche lontane, delle scelte che compio oggi? Di quelle parole che dico o che taccio? Di quella gentilezza offerta, o di quel rancore lasciato marcire?

 

Gaza è qui.
Non solo nei notiziari.
È qui, in ciò che facciamo e in ciò che scegliamo di non fare.
E sì… anche io ne porto una responsabilità.

 

Restiamo umani… Fatti non foste a viver come bruti.