©

Elce Magazine

Deliceto, un Abbraccio tra Mani che hanno dato la Vita: la Riunione delle Ostetriche

2025-08-11 08:55

Viola Nigro

Borghi,

Deliceto, un Abbraccio tra Mani che hanno dato la Vita: la Riunione delle Ostetriche

Deliceto, un Abbraccio tra Mani che hanno dato la Vita: la Riunione delle Ostetriche       di Viola Nigro

 

 

 

 

 

 

 

Deliceto, un Abbraccio tra Mani che hanno dato la Vita: la Riunione delle Ostetriche

 

 

 

 

 

 

VOCI RACCOLTE

 

di Viola Nigro

 

 

In un giardino profumato di ricordi, abbracci e racconti sospirati, si è tenuta a Deliceto una rimpatriata che ha il sapore delle cose vere, di quelle che il tempo non scolora: l’incontro di tutte le ostetriche del paese: Lucia Ricciardi, 99 anni e un sorriso che sa di eternità, detta “Lucietta la vammen”, Concetta Staffieri detta “Tetella”, Lucia Chinni, Marianna Di Portogallo, Loredana Tomaiuoli, Silvana Morra e Michela Cotugno.

 

È difficile descrivere l’emozione che si respirava. Più che una riunione, è stata una celebrazione. Non solo della professione, ma della Vita, con la maiuscola. Quelle donne, in silenzio e con dolce fermezza, hanno accompagnato generazioni intere al primo respiro. Hanno stretto mani tremanti, asciugato fronti madide, sorriso alle prime urla di neonati appena venuti al mondo. Hanno visto nascere Deliceto, bambino dopo bambino, per decenni.

 

Lucia, la decana, con le mani che ancora raccontano storie e gli occhi lucidi, ha condiviso con noi un frammento della sua vita con la semplicità di chi ha vissuto tanto:
“Mi chiamavano la Vammanedd perché ero giovane. Ho cominciato a 21 anni, dopo tre anni di studio a Bari,” ci dice con un sorriso leggero. “Ho lavorato fino al 1990, più o meno.”

 

Con entusiasmo ci ha riportati indietro nel tempo, quando si assisteva anche 15 o 20 parti al mese, più di 200 nascite l’anno.
 

Ha ricordato i tempi in cui si andava a piedi, anche nella neve, con la valigetta pronta, per accorrere da una madre in travaglio. “Era fatica, sì... ma era anche poesia,” ha detto. E su quelle parole è calato un silenzio profondo, più eloquente di mille applausi.

 

Ascoltavamo con rispetto, come davanti a un fuoco antico che ancora scalda. 

 

Eravamo circondati da fiori, dolci... ma soprattutto gratitudine.
Gratitudine per loro, le ostetriche di ieri, che con mani sapienti e gesti semplici hanno lasciato un’eredità preziosa: quella di sostenere la vita, nel momento esatto in cui comincia.

 

img_b4568ff88246-1.jpeg

Ci sono stati abbracci, fotografie e racconti che si rincorrevano come voci di bambini. Ciascuna di loro, in fondo, è parte della memoria viva del paese. Quante persone, oggi madri, padri, nonni, sono venute al mondo grazie a queste donne? Quante vite devono il primo battito d’amore a loro?

 

In un’epoca in cui tutto corre e dimentica, Deliceto si è fermata un attimo a dire grazie. A ricordare che c’è una bellezza silenziosa nel prendersi cura, nel restare accanto, nel saper aspettare. E in questo, le ostetriche del paese sono state, e restano, maestre.

 

La rimpatriata si è conclusa con un brindisi semplice, e un tramonto dorato che sembrava voler benedire ogni volto presente. Perché sì, queste rimpatriate sono davvero belle. Perché la vita va celebrata, e loro, le ostetriche di Deliceto, l’hanno fatto ogni giorno, in silenzio, tra un respiro e un vagito.