di Cristina Crespi It's The most Wonderful Time of the Year - il periodo del Natale è il più bello dell’anno - cantava Andy Williams. In effetti, durante il periodo natalizio le strade vengono invase da migliaia di luci colorate, alberi decorati a festa spuntano in ogni giardino o vetrina e, mentre Mariah Carey e Michael Bublè tornano con puntualità svizzera a deliziarci con i loro successi canori, risulta davvero difficile non lasciarsi trasportare dal generale senso di euforia natalizia che pervade la maggior parte di noi. Tuttavia, esiste una nutrita schiera di persone che, per svariati motivi, risulta immune a tutto ciò; un insieme variegato di individui che considerano e vivono le settimane che precedono il Natale come un periodo altamente stressante. Del resto, è un dato di fatto che nel periodo natalizio le persone si trovano a dover affrontare una serie aggiuntiva di fonti di stress che si vanno a sommare a quelle già presenti quotidianamente nella vita di ognuno. Questo fenomeno è noto come Christmas Blues. In italiano il termine viene spesso translato in “depressione” natalizia ma è una traduzione impropria. Si dovrebbe parlare, piuttosto, di “tristezza” natalizia. Il fenomeno è molto più diffuso di quanto in realtà si possa pensare; chi ne soffre sostiene di provare profonda tristezza associata spesso a melanconia e sbalzi d’umore, apatia, ansia, irritabilità e tendenza all’isolamento sociale proprio in un periodo dove le richieste di incontri tra famigliari, amici e colleghi si vanno moltiplicando. Occasioni come feste aziendali, pranzi e cene di famiglia possono infatti generare tensione e stress emotivo poiché durante le feste l’aspettativa sociale assume spesso dimensioni spropositate e il susseguirsi degli inviti viene spesso associato, più che piacevoli momenti di relax, ad una infinita sequela di obblighi sociali da incastrare e gestire a cui risulta difficile sottrarsi. Banalmente, anche il fatto che il periodo natalizio venga per consuetudine e tradizione associato ad aspettative di gioia e felicità “obbligate e dovute”, può trasformarsi per molti in una fonte di disagio emotivo. Oltre a dover essere tutti felici, festosi, gioiosi e grati, dobbiamo anche presentare continuamente agli altri la “versione migliore di noi stessi” al fine di mantenere alti gli standard che la società impone. Tra l’altro, se da un lato è vero che i media tradizionali da sempre tendono a veicolare nel periodo natalizio immagini di famiglie unite impegnate in scene straripanti di baci, abbracci, sorrisi e regali, è anche vero che negli ultimi anni, a seguito dell’avvento dei new media, delle piattaforme social in particolare, l’asticella dell’aspettativa è stata spostata ogni anno sempre più in alto contribuendo alla promozione di un’immagine delle festività che non sempre - anzi, quasi mai - corrisponde alla realtà. Comparare la nostra vita quotidiana con irrealistiche rappresentazioni di Natali perfetti e patinati non può che generare nelle persone più fragili emotivamente o negli individui che si trovano a vivere un momento di particolare debolezza nella loro vita, una dissonanza tra realtà e aspettative che conduce irrimediabilmente ad esperire sentimenti di frustrazione e inadeguatezza rispetto agli standard che ci vengono propinati di continuo. Ne conseguono cali drastici dell’umore, irritabilità e apatia. Inoltre, nelle settimane attorno al Natale si sente imminente nell’aria l’arrivo del nuovo anno. Si tratta di un periodo in cui le persone tendono a manifestare un’eccessiva propensione al voler effettuare un resoconto dettagliato degli obbiettivi raggiunti e, molto spesso, l’ago della bilancia pende verso il criticismo assoluto. Da ciò derivano inevitabili pensieri di inadeguatezza, frustrazione e insoddisfazione che, ovviamente, vanno a influire negativamente sull’umore rendendo triste il Natale. Probabilmente, parte della colpa è da attribuirsi anche alla perdita del “vero” significato del Natale che, indipendentemente dal credo religioso, dovrebbe significare per tutti pace, amore, solidarietà e condivisione. Invece, la versione consumistica del Natale che ha preso il sopravvento negli ultimi decenni non fa che aumentare lo stress e la preoccupazione degli individui. Anche la corsa all’ultimo regalo, che ovviamente deve essere perfetto e soddisfare al meglio le aspettative del ricevente, unitamente alle preoccupazioni economiche in questi anni di crisi diffusa, rendono lo shopping natalizio particolarmente stressante. Quindi, come fare per stemperare la tensione e diminuire i livelli di stress? Innanzitutto sarebbe importante (non solo a Natale ma nella vita di tutti i giorni!) imparare a mettere dei confini pronunciando dei sonori NO nel caso in cui ci vengano proposti inviti ad eventi con persone che già sappiamo ci provocheranno malumore e tensioni difficili da gestire. Inoltre, nel caso in cui i pensieri che affollano la mente riguardino la preoccupazione per la corsa ai regali, si può rivelare molto utile organizzare per tempo e con criterio gli acquisti, stabilendo a priori un budget adeguato alle nostre possibilità economiche. + Infine, è molto importante imparare ad accettare noi stessi e le nostre emozioni. Se nonostante il clima festoso la tristezza ci divora, essa non va respinta ma va riconosciuta, attraversata e accolta. Nascondere o cercare di evitare il malessere che ci pervade porta solo ed esclusivamente ad un aumento del disagio che si ripresenterà in maniera sempre più intensa e prolungata nel tempo. A tal fine, risulta anche di estrema importanza evitare di ergersi a primo e supremo giudice critico di noi stessi perché non esiste un giusto o sbagliato quando si tratta di esperire emozioni: viviamo in un mondo popolato da miliardi di persone, tutte differenti tra loro, ognuna con il proprio vissuto e tutti abbiamo il diritto di essere fragili, anche a Natale.