di Michele D'Andrea TRA SPOPOLAMENTO, EMIGRAZIONE E SOSTENIBILITA' L’ISTAT ogni anno fornisce i dati sulla popolazione per età, sesso e stato civile che, nell’insieme, fotografano la situazione dell’anno di riferimento, rafforzandola con gli anni precedenti. Vengono elaborate tabelle specifiche che evidenziano l’andamento demografico e gli indici di struttura che descrivono l’evoluzione verificatasi nel periodo: quanti eravamo, quanti siamo, come eravamo e come siamo, chi siamo e come è cambiata negli anni la struttura sociale. Si considerano 3 fasce di età: Giovani da 0 a 14 anni – Adulti da 15 a 64 anni – Anziano oltre 65 anni. Vengono evidenziate le variazioni percentuali della popolazione con grafici e statistiche e determinati saldi annuali: Saldo Naturale – Nascite/Decessi – Saldo Migratorio: iscritti/Cancellati all’anagrafe. Con questo articolo intendiamo offrire un primo quadro sintetico dell’andamento demografico della nostra Bovino, con l’obiettivo di analizzare i flussi migratori al fine di disporre di un primo quadro di riferimento per poter realizzare il progetto BOVINESI NEL MONDO” che la proloco ha avviato nell’ambito del PNRR Next Generation, l’ambizioso obiettivo è quello di costruire una piattaforma da poter utilizzare per recuperare i contatti con le numerosissime comunità di bovinesi nel mondo e favorire la nascita di un virtuoso flusso turistico delle radici. LE TABELLE ISTAT DEL 2023 Un primo grafico comprende la popolazione censita dal 1861 al 2022 e ci aiuta a capire i principali flussi migratori verificatisi nel lungo periodo. Bovino ha due picchi massimi di popolazione: 8.909 abitanti nel 1911 e 9.452 nel 1951. Oggi al 31 dicembre 2023 siamo 2.971 (di cui 115 stranieri) Un iniziale consistente decremento della popolazione si registra nel post prima guerra mondiale quando si scende dai 8.909 del 1911 ai 6.999 del 1921. con un saldo negativo di meno 1.910 abitanti, determinato principalmente dal saldo migratorio. Qui c’è tutta la storia dell'emigrazione dei bovinesi in grandissima parte verso gli Stati Uniti ‘America, come si riscontra negli elenchi degli arrivi a Long Island, e in misura ridotta verso l’Argentina e il Canada. Partivano prima gli uomini e poi seguiva tutta la famiglia che in media era di 5 componenti. E’ il primo rilevante nucleo che si distacca e mantiene i contatti con il paese fino agli anni 60. Puntualmente ogni anno non facevano mancare il loro contributo in dollari alla festa del 29 agosto e al Santuario di Valleverde. Ad oggi le generazioni successive di riferimento hanno cessato ogni contatto e nel registro AIRE residuano solo 71 iscritti cittadini degli USA. E’ questo un primo grande bacino di riferimento dove si può impostare un lavoro di recupero delle radici. Il maggiore incremento di popolazione si registra dopo la prima grande guerra, nei tre decenni successivi al 1921, con la punta massima nel 1951 di 9.452 abitanti e un saldo attivo di 2.453 dovuto principalmente al saldo naturale, che registra un gran numero di nascite, e da un bilanciamento in positivo del saldo migratorio determinato dal calo negli anni 30 e 40 del flusso migratorio in uscita verso le Americhe e dallo scoppio della seconda guerra mondiale. Il successivo censimento del 1961 segna l’inizio di una vera e propria valanga migratoria che si sviluppa nei decenni successivi in maniera progressiva e massiccia: Dai 9.452 abitanti del 1951 si scende progressivamente ai 7.710 del 1961(meno 1.742 ) ai 6.061 del 1971 (meno 1.649) ai 5.159 del 1981 (meno 901). Sono gli anni del boom economico italiano, in soli tre decenni perdiamo ben 4.292 abitanti, in una catena migratoria diretta per la massima parte verso Prato e Montemurlo (oggetto di studio per la sua particolarità di concentrazione di una parte di un’intera comunità) e anche, con numeri più contenuti ma di rilievo, verso le grandi città del Nord (Torino e Milano) e gli stati Europei. Si rileva in questo periodo anche un flusso migratorio stagionale, in particolare verso la Germania, la Francia, l’Inghilterra e la Svizzera, che poi diventa per molti definitivo. Ancora oggi nei registri AIRE del Comune sono censiti ben 1.442 bovinesi residenti all’estero, che non hanno rinunciato alla cittadinanza Italiana. (nello specifico: Francia 287 -Inghilterra 282- -Germania 399 -Svizzera 25 -Belgio 17 - Austria 9 -Argentina 79 -Canada 113 -Stati Uniti 71). Con la numerosa comunità di Prato/Montemurlo i rapporti sono attivi e dopo un lungo periodo di calo delle presenze estive da qualche anno si registra un incremento, in particolare delle seconde e terze generazioni di figli di Bovinesi. I registri Aire e lo schedario dei movimenti migratori, per il turismo delle radici costituiscono uno strumento utile per poter riallacciare i rapporti con questi nostri concittadini in maniera proattiva con azioni promozionali mirate. Lo spopolamento prosegue con un flusso costante e inarrestabile anche nei 4 decenni 1991/2021 e una perdita di ulteriori 2.151 abitanti in termini assoluti. Una media di 500 abitanti ogni 10 anni, la cui proiezione porterebbe allo spopolamento e alla desertificazione del paese entro i prossimi 6 decenni, cioè entro il 2090. Di questa prospettiva bisogna prendere atto se si vuole parlare seriamente di futuro possibile per queste comunità e di come e con quali strumenti si vuole intervenire. Il paese invecchia sempre più e lo spopolamento sembra inarrestabile. Se ieri emigravano intere famiglie in cerca di lavoro e benessere e il flusso era alimentato da un indice di natalità molto alto, oggi emigrano solo i giovani e laureati e la decrescita demografica prosciuga sempre più il bacino della fascia in età lavorativa (14-64 anni). E’ questo il primo problema, non l’immigrazione, che guardando i numeri e le tabelle del nostro paese, è quel fenomeno che ci mantiene a galla in alcuni indici anche se, come emerge chiaramente dai dati storici, da Bovino e dal Sud, purtroppo, anche gli immigrati arrivati e regolarizzati cominciano a migrare verso il nord. Dei 115 stranieri residenti: 63 sono di provenienza Europa (33 Romania) -45 Africa (20 Nigeria) -8 Asia/America e nello specifico 21 sono nella fascia di età scolare 0-14 e 89 nella fascia età lavorativa 14-65. Questi ultimi colmano solo in parte la mancanza di forza lavoro manuale indispensabile per il settore agricolo e dell’assistenza. Al netto di questi numeri la situazione demografica del paese sarebbe ancora più negativa. La fotografia che fa l’ISTAT del nostro paese è simile a tantissime altre di Comuni montani. In particolare, in una mappa dei rischi desertificazione elaborata dall’ISTAT e Casa Italia, è stato elaborato l’Indice IDEM che determina il grado di esposizione demografica. Ai primi dieci posti regionali con il più alto indice di rischio desertificazione ci sono dieci comuni del subappennino della provincia di Foggia, compreso Bovino. Di questa prospettiva bisogna prendere atto se si vuole parlare seriamente di futuro possibile per queste nostre comunità. Se non ci sarà un'inversione di tendenza i nostri nipoti erediteranno un paese fantasma: case vuote e terreni incolti gravati da imposte: IMU-TARI-IRPEF-CANONE RAI. (dai dati catastali a Bovino risultano non abitate 1850 abitazioni sulle 3.000 censite - il catasto dei terreni segnala un’infinità di particelle in media di 30 are, intestate a una pluralità di cointestatari, abbandonate da anni) Fare le analisi è necessario e utile per capire in che mare navighiamo. Fino ad oggi gli interventi posti in atto da Stato-Regione e Enti Territoriali (Gal), che in alcuni casi hanno comportato anche cospicui investimenti di danaro pubblico, non hanno arginato il fenomeno. Il Turismo delle radici può dare un contributo per un incremento delle presenze nel nostro paese. Gli ultimi dati del 2023, rilevati dal sito dell’Agenzia per il Turismo della Regione Puglia, fanno registrare per Bovino un dato di presenze molto positivo e in incremento: 1.916 arrivi con 5.493 presenze di cui 1153 stranieri (gli arrivi sono il nr di Italiani e stranieri ospitati nelle 29 strutture di Bovino - 85 camere - 178 posti letto - le presenze rappresentano il nr di notti trascorse, con una permanenza media di 2,1 notti per gli italiani e di 3.2 per gli stranieri). Il tasso di occupazione annuo lordo nel 2023 è in leggera crescita all’8,5% (31 gg su anno) ma si mantiene a livelli minimali. È evidente la perdurante difficoltà a destagionalizzare le presenze che si concentrano soprattutto nel mese di agosto con punte a ottobre e in occasione delle festività. I dati su esposti non comprendono chi non pernotta almeno una notte, le presenze settimanali nei 5 ristoranti del paese e quanti Bovinesi non residenti rientrano per le ferie nelle loro seconde case. È questo il Turismo che non appare che sfugge alle statistiche: per la provincia di Foggia si stima un fattore 4 con il quale moltiplicare le presenze ufficialmente rilevate, ma per Bovino tale fattore è elevato a 10 per cui il dato ISTAT del 2023 di 5.493 presenze viene sviluppato in 54.930. E’ un dato incoraggiante e significativo ma non risolutivo che distingue Bovino nel panorama dei Comuni montani circostanti facendo intravedere buone prospettive di sviluppo nel settore. Questo progetto di recupero delle radici è un buon punto di partenza ma non basta per fermare l'emorragia demografica in atto. In conclusione quindi per poter affrontare la situazione seriamente non sono più sufficienti interventi ordinari e progettualità affidate a bandi senza una visione complessiva, occorrono strumenti straordinari. In Italia con la legge n. 123 del 3 Agosto 2017 sono operative con un approccio macroterritoriale le ZES: zone economiche speciali, dove l'esercizio di attività economiche e imprenditoriali può beneficiare di speciali condizioni in termini economici, finanziari e amministrativi. Successivamente sono state introdotte le ZES uniche dedicate per alcune aree d’Italia e nelle 8 regioni meridionali, con una gestione autonoma sul territorio con incentivi previsti su progetti di investimento di almeno 200.000 euro, penalizzanti per le microimprese. Per realizzare una efficace strategia territoriale di sviluppo, per ridurre gli svantaggi delle popolazioni montane e favorire il contrasto allo spopolamento occorrerebbe istituire, nell’ambito delle ZES Uniche già operative, Zone Economiche Montane che abbiano come destinatari i Comuni di montagna che diano priorità a investimenti dedicati alla transizione green, per tutelare e sviluppare il patrimonio ambientale della montagna garantendone lo sviluppo della filiera agro-alimentare e turistica, alla transazione digitale, al fine di dotare il territorio delle necessarie infrastrutture materiali e immateriali, a facilitazioni fiscali per invertire quantomeno il trend del saldo migratorio. Richieste istitutive di ZES montane sono già state presentate nella Regione Calabria. Mi auguro che questo articolo possa favorire un dibattito nelle nostre comunità montane e sfociare in una richiesta condivisa per arrivare a ottenere uno strumento efficace per contrastare lo spopolamento e la desertificazione dei nostri territori.