Un promemoria gentile…
di Viola Nigro
Ottobre è quel mese che arriva con la dolcezza di una tazza di tè caldo e la crudeltà del primo raffreddore. Ti coccola con foglie dai colori struggenti e ti stende con la sveglia che suona mentre fuori è ancora buio. È il mese delle contraddizioni, come una coperta troppo corta: o copri i piedi o copri la testa. (Anche se, a dirla tutta… io l’adoro! Assai).
Eppure, proprio in questo clima di transizione e piccoli disagi esistenziali, ci arriva tra capo e collo un imperativo tanto semplice quanto rivoluzionario: “Prenditi cura di te.”
Non è solo il titolo della nostra copertina, ma un mantra, un’esortazione, una verità che tutti fingiamo di sapere ma che quasi nessuno mette davvero in pratica.
Prendersi cura di sé non è (solo) concedersi una spa o una giornata detox a base di centrifughe dal sapore discutibile. È riconoscersi come la persona più importante della propria vita, smettere di sacrificarsi sull’altare della produttività, dire “no” senza sentirsi in colpa e, perché no, dormire otto ore per il puro gusto di farlo. (Per chi può farlo ovvio… Poi ci sono le mamme!)
Perché se non ci prendiamo cura di noi, chi lo farà?
Ottobre ci ricorda tutto questo con una serie di appuntamenti che hanno poco a che fare con le stagioni e molto con l’umanità.
È il mese rosa, dedicato alla lotta contro il tumore al seno. Un invito a non rimandare controlli, a non minimizzare segnali, a non avere paura. La prevenzione è un atto d’amore verso noi stesse, un “ti voglio bene” detto al nostro corpo, spesso maltrattato, ignorato, dimenticato.
Ottobre è anche il mese della salute mentale. Sì, quella cosa che non si vede ma pesa come un macigno. Quella che si tende a nascondere perché “non si dica in giro”, come se fosse un segreto sporco. E invece no. Parlarne è già prendersene cura. Chiedere aiuto è un atto di coraggio, non di debolezza. E ricordiamoci: non dobbiamo essere forti sempre, non dobbiamo farcela da soli per forza.
E mentre il mondo ci chiede di essere resilienti, performanti e possibilmente sorridenti, fuori dalle nostre bolle accadono eventi che ci riportano con violenza alla nostra fragilità.
Come l’accordo di pace a Gaza.
Pace? Una parola bellissima, carica di promesse e speranze, ma che ormai somiglia sempre più a una pausa pubblicitaria tra due atti di brutalità. Perchè, diciamocelo, si può davvero parlare di pace dopo lo sterminio di un popolo?
Una tregua vera? Forse. O forse solo una momentanea illusione in un copione già scritto. Eppure, anche l’illusione ha un senso: ci ricorda che un’alternativa esiste, o quantomeno, che possiamo desiderarla. Che possiamo desiderare qualcosa di meglio. E allora ben venga anche una tregua imperfetta, purché ci spinga a pretendere la pace autentica, e non solo il silenzio tra due bombardamenti.
E infine arriva lui, il grande classico di ottobre: Halloween.
Ah, il gusto un po’ kitsch del macabro, i fantasmi di plastica, i costumi improbabili, i dolcetti e gli scherzetti. E ogni anno, puntuale come la zucca intagliata, arriva anche lo scandalo: “Ma come si fa a celebrare il male? Che festa orribile!”.
Eppure, l’unico orrore che dovremmo condannare con fermezza non è quello dei travestimenti, ma quello reale, quotidiano, che ci scorre davanti agli occhi assuefatti: guerre, ingiustizie, violenze taciute o normalizzate.
Halloween, alla fine, è solo un modo per esorcizzare le nostre paure con una risata e un po’ di zucchero.
E allora sì, questo ottobre, più che mai: prenditi cura di te.
Perché non è egoismo, è sopravvivenza.
Perché serve coraggio per guardarsi dentro con onestà.
E perché solo chi sta bene con sé stesso può davvero contribuire a un mondo migliore.
With Love
Viola
