…è uno spazio liminale, un confine che non separa, ma collega.
di Viola Nigro
La soglia è uno spazio liminale, un confine che non separa, ma collega.
È il punto in cui si passa da un luogo all’altro, da uno stato all’altro, da un tempo all’altro.
Non è né dentro né fuori: è il momento del passaggio.
Novembre, per me, rappresenta proprio questo: la soglia.
È il mese dell’attesa, della scelta, della consapevolezza.
Una porta socchiusa, una finestra aperta, un passo sospeso.
Può racchiudere tutto questo: il dolce che ricorda, la ferita che parla, il racconto che continua.
Nel numero di novembre c’è tutto questo:
- La soglia tra vita e morte, dove il ricordo si fa gesto e il lutto si trasforma in cura.
- La soglia tra silenzio e parola, dove la denuncia rompe l’invisibilità e la voce delle donne si fa presenza.
- La soglia tra passato e futuro.
Tra quest’ultima, c’è anche Un anno di Elce Magazine: seme di ciò che verrà, memoria che genera visione… la cura editoriale come gesto civile.
Un anno fa ho iniziato a guidare Elce Magazine.
Non con clamore, ma con la discrezione di chi sa che le parole, prima di essere pubblicate, vanno ascoltate.
È stato un anno di cura, scelte e piccoli rischi.
Un anno in cui ho cercato di tenere insieme la bellezza e la verità, la voce del territorio e la profondità del pensiero.
Abbiamo raccontato storie, attraversato temi delicati con rispetto e lucidità, dato spazio a chi non lo aveva e silenzio a ciò che non meritava rumore.
Abbiamo provato a fare giornalismo come si fa comunità: con attenzione, responsabilità e amore.
Guidare Elce Magazine non è stato solo un ruolo editoriale, ma un esercizio di visione: la dimostrazione che anche nei piccoli paesi, anche ai margini, si può fare cultura.
Che la parola pubblica può essere gentile, ma non per questo meno incisiva.
Che ogni storia - dal borgo più silenzioso alla manifestazione più vivace - ha un’anima da custodire e condividere.
Elce Magazine è diventato, giorno dopo giorno, un laboratorio di idee e una piccola comunità di voci che crede ancora nella forza della parola scritta e nell’importanza di guardarsi intorno con curiosità e rispetto.
Ringrazio chi ha scritto, chi ha letto, chi ha corretto, chi ha discusso.
Ringrazio chi ha creduto che un magazine locale potesse essere anche un laboratorio di pensiero.
E ringrazio me stessa, per aver avuto il coraggio di farlo con autenticità.
Un anno è poco, forse, per impostare una visione o lasciare un’impronta.
Ma per me è già molto.
Molto in relazione all’impegno, alle forze, al lavoro che ci ho messo, ai dubbi e alla passione che mi hanno accompagnata.
Continuiamo a scrivere, pensare, costruire.
Con Elce Magazine, con voi, con la voce che ci tiene vivi.
